Milano, 8 novembre 2017 - 10:23

Cappato a processo a Milano, in aula il video delle sofferenze di Dj Fabo

Il tesoriere dell’associazione Luca Coscioni ed esponente dei Radicali è imputato per aiuto al suicidio. Presidio dei Radicali Italiani davanti a Palazzo di giustizia e campagna sul web per il diritto all'eutanasia. Sit in fuori dal Tribunale per Cappa

Marco Cappato in aula mercoledì mattina (foto da Facebook) Marco Cappato in aula mercoledì mattina (foto da Facebook)
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In un'aula gremita, anche di studenti, si è aperto mercoledì mattina a Milano il processo a Marco Cappato, imputato per aiuto al suicidio davanti alla Corte d'Assise per la morte di Fabiano Antoniani, noto come dj Fabo. I pm Tiziana Siciliano e Sara Arduini hanno chiesto e ottenuto di poter proiettare in aula il video dell'intervista realizzata da Giulio Golia per «Le Iene» al 40enne, rimasto cieco e tetraplegico dopo un incidente avvenuto nel 2014, per dimostrare le condizioni fisiche in cui si trovava e la lunga agonia a cui sarebbe andato incontro nell'attendere la fine senza supporto medico-farmacologico che ha avuto nella clinica svizzera «Dignitas», nei pressi di Zurigo, dove è morto il 27 febbraio scorso.

Il filmato

Il filmato integrale (tutto il girato dell'intervista, mai mostrato prima) dello scorso gennaio verrà proiettato in aula davanti ai giudici togati e popolari in una delle due udienze già fissate per il 4 e il 13 dicembre, in cui saranno anche sentiti tutti i testimoni. I pm hanno anche chiesto e ottenuto di acquisire al dibattimento una copia del codice penale svizzero, una brochure e una serie di fotografie della clinica, «il certificato del dottor Veneroni sulla dimissione dal reparto di unità spinale» di Dj Fabo, «un certificato del dottor Veneroni sulla sua patologia», la certificazione clinica con l'anamnesi, le indicazioni delle terapie che Antoniani assumeva e le posologie dell'assunzione dei farmaci. Tra i testi della Procura la madre del 40enne e la fidanzata Valeria, il medico curante e un consulente dei pm. Anche i legali Massimo Rossi e Francesco Di Paola hanno citato la mamma e la compagna di Antoniani e il medico Mario Riccio, che staccò la spina a Piergiorgio Welby. «Un teste importante», ha precisato la difesa che ha fatto proprie anche le richieste dei pm. Anche Cappato, imputato anche per aver «rafforzato il proposito suicidiario», sarà ascoltato in aula.

Campagna social

In contemporanea è partita anche una campagna sul web intorno all’hashtag #ConCappato, «per quanti vorranno sostenere simbolicamente sui social o più concretamente con una donazione sul sito concappato.associazionelucacoscioni.it la coraggiosa azione legale». Lo spiega la stessa associazione in un comunicato. Si tratta di «una chiamata civile ai cittadini italiani che vogliono essere liberi» e di «una battaglia di tutti - si legge - ma che avrà bisogno del supporto di tutti quelli che si vorranno schierare al fianco del tesoriere di Associazione Luca Coscioni, esposto in prima persona con un atto di disobbedienza civile per accelerare la regolamentazione sul fine vita in Italia, un tema attualmente affossato nelle aule del Senato».

Il presidio

All’esterno di Palazzo di Giustizia a Milano i Radicali Italiani hanno organizzato un presidio a sostegno di Marco Cappato. Per Filomena Gallo, avvocato e segretario dell’associazione Luca Coscioni, «i giudici in Italia sono costretti a sopperire all’immobilità del legislatore intervenendo e confermando di volta in volta tutele costituzionali fondamentali in assenza di leggi specifiche sul tema del fine vita». L’incapacità della politica ufficiale, prosegue Gallo, «a legiferare su questi argomenti, evidenzia sempre di più la crisi della nostra democrazia. Il processo a Cappato rappresenta - aggiunge - un altro momento fondamentale per tentare di affermare la prevalenza dei principi costituzionali sul codice penale risalente al periodo fascista». «L’articolo 32 della Costituzione stabilisce che "La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana" - chiarisce Gallo -. Come spesso ricordava il prof. Stefano Rodotà, questa è una delle affermazioni più forti della nostra Costituzione. I padri costituenti - spiega l’avvocato - hanno garantito ai cittadini che nessuno "metterà la mano" su di loro, sulla loro vita».

Imputazione coatta

I pm di Milano Tiziana Siciliano e Sara Arduini avevano chiesto nei mesi scorsi di archiviare l’inchiesta su Cappato, scattata dopo la sua autodenuncia, o di sollevare una questione di costituzionalità della norma sull’aiuto al suicidio. Il gip Luigi Gargiulo, però, ha ordinato l’imputazione coatta: avendo prospettato a Dj Fabo una dolce morte qualora si fosse rivolto a alla struttura svizzera, Cappato, secondo il gip, non solo lo avrebbe aiutato a morire ma avrebbe anche rafforzato il suo «proposito di suicidio». Per la Procura, invece, avrebbe semplicemente aiutato una persona ad esercitare il diritto di morire con dignità. Dopo l’imputazione coatta, Cappato ha scelto di andare direttamente a processo con rito immediato saltando l’udienza preliminare.

Cappato: «Questo processo è un'occasione»

Al termine dell'udienza, Cappato ha dichiarato che questo processo, «è un'occasione pubblica per le persone che soffrono e i malati terminali nel nostro Paese di sapere quali sono i diritti di scelta nell'interruzione della sofferenza e della vita ma anche, per chi lo vuole, di scelta di continuare a vivere». «Spero che l'attenzione, anche grazie alla scelta di Fabiano, possa servire in generale ad avere attenzione per una condizione, quella dei malati terminali, per la quale finora non c'è stata una vera attenzione da parte delle istituzioni. Questo, al di là dell'esito di questo processo, sarebbe comunque un risultato positivo».

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